Call center, no al controllo a distanza

Un conto è la sicurezza dei dipendenti, un conto è carpire anche le loro conversazioni, oltre a monitorare i loro spostamenti. Questo “controllo a distanza” stile Grande Fratello è stato sanzionato dal Garante della Privacy, che ha obbligato una società di call center a disattivare quattro telecamere orientabili con zoom, poste nelle zone di lavoro degli operatori. Le telecamere non erano provviste degli adeguati cartelli esplicativi, ed erano installate senza che vi fossero, come da Statuto dei lavoratori, particolari “esigenze aziendali organizzative, produttive o di sicurezza del lavoro, previo accordo con le rappresentanze sindacali” che ne giustificassero la presenza.

COMMENTI

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    La realtà è più complessa e fortunatamente le aziende possono, rispettando la legge, effettuare dei monitoraggi di qualità e produttività. Quindi tecnologie del work force management e del quality monitoring possono essere impiegate anche in Italia.
    La legge dice (art. 4): “Gli impianti e le apparecchiature di controllo che siano richiesti da esigenze organizzative e produttive ovvero dalla sicurezza del lavoro, ma dai quali derivi anche la possibilità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori, possono essere installati soltanto previo accordo con le rappresentanze sindacali aziendali, oppure, in mancanza di queste, con la commissione interna. In difetto di accordo, su istanza del datore di lavoro, provvede l’Ispettorato del lavoro, dettando, ove occorra, le modalità per l’uso di tali impianti.”
    Naturalmente la azienda deve sapere spiegare bene finalità e modalità operative ai rappresentanti sindacali, se presenti, e/o all’ispettorato del lavoro.