Shopping: secondo Snapchat cresce l’attenzione ambientale

Il fast fashion e la convenienza on-demand nel settore del retail continua a piacere ai consumatori, ma secondo uno studio sempre più consumatori di tutto il mondo iniziano a interrogarsi sull’impatto sociale e ambientale di questo settore. Per esempio, il 43% dei consumatori italiani è già preoccupato per l’impatto ambientale dello shopping online – percentuale che arriva al 50% della Gen Z – e 1 acquirente su 5 afferma che le ragioni ambientali sono una motivazione per fare shopping sulle piattaforme di reselling.

Lo si legge nella ricerca realizzata da Snapchat Il futuro dello shopping, condotta da Foresight Factory in dodici Paesi a livello globale (Italia compresa), che fornisce un quadro approfondito del panorama degli acquisti, delineando uno spaccato delle propensioni dei consumatori e delle potenzialità che la tecnologia offre per indirizzare le sfide imposte dal cambiamento climatico.

La crescita dello shopping online ha indubbiamente avuto un impatto sugli acquisti nei negozi tradizionali nel corso degli ultimi anni, tendenza che si è ulteriormente accelerata durante la pandemia. Era importante arrivare a definire una visione oggettiva di quello che sarà il futuro degli acquisti per retailer e consumatori, perché solo riconoscendo e comprendendo le tendenze in atto i retailer di tutti i tipi e dimensioni potranno sfruttare al meglio il cambiamento positivo che si sta verificando nel comparto degli acquisti,” afferma Claire Valoti, VP EMEA di Snap Inc. “Noi di Snap crediamo che la tecnologia possa essere uno strumento abilitante di grande aiuto, che offre l’opportunità di fare cose che non eravamo in grado di fare prima, o di farle meglio. Vediamo un futuro in cui l’esperienza di shopping nei negozi fisici diventerà sempre più “connessa” e interattiva, e crediamo che Internet, un tempo considerato come il grande nemico del commercio nei negozi fisici, sarà inteso maggiormente come uno strumento efficace per riportare le persone nei negozi e al tempo stesso aiutare a indirizzare sfide cruciali per il settore del retail e non solo, come quella ambientale.

Secondo Snapchat, sono due le leve da utilizzare per creare un modello più sostenibile e circolare: la realtà aumentata (AR) e le piattaforme di reselling .  

In Italia le piattaforme di reselling – che consentono ai venditori di creare i propri negozi virtuali e di presentare collezioni uniche, promuovendo anche un’esperienza di shopping più social con messaggi diretti e scambi tra acquirente e venditore – stanno diventando sempre più popolari: basti pensare che il 25% dei consumatori italiani afferma di cercare regolarmente opzioni di seconda mano e il 42% che ha comprato qualcosa attraverso una piattaforma di reselling, percentuale che arriva al 53% tra i millennial. Inoltre, il 34% dei consumatori italiani della Gen Z ha anche venduto un prodotto tramite tali piattaforme, con un ulteriore 43% interessato a farlo in futuro. I beni di seconda mano e le piattaforme di reselling non vengono percepiti in modo negativo e permettono agli acquirenti esperti di risparmiare denaro e di contribuire all’economia circolare. Inoltre, l’uso crescente di tali piattaforme fornisce opportunità ai retailer consolidati di generare nuovi flussi di reddito attraverso piattaforme raccomandate dai brand, così come alle PMI e ai singoli consumatori di generare un reddito supplementare da articoli che sono stati rivenduti.

Un’altra leva innovativa a cui il retail potrebbe guardare per ridurre l’impatto ambientale dello shopping è quello dell’impiego della realtà aumentata e del try-on virtuale, due tecnologie che aspirano a far superare uno dei problemi principali legati al commercio elettronico, ovvero gli errori di taglia, che rappresentano oltre due quinti (43%) dei resi di capi di abbigliamento acquistati online nell’ultimo anno in Italia. Ma non solo: l’impossibilità di provare i prodotti prima di acquistarli rappresenta una criticità per oltre 2 intervistati su 5 (42%). In risposta a queste complessità che contribuiscono a nutrire la pratica dei resi, generando implicitamente dei costi per i retailer e per l’ambiente, il valore aggiunto che i consumatori tricolore vedono nell’AR risiede in primis nella di vedere come starebbero i prodotti (37%), vederli a 360° (34%) e capirne la dimensione esatta (34%). Segue, nel caso di complementi d’arredo, la possibilità di visualizzare i prodotti all’interno dell’ambiente prescelto (28%).

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