A rischio 3.000 posti di lavoro nel settore call center

In una nota congiunta, i segretari nazionali dei sindacati di categoria Michele Azzola (Slc Cgil), Giorgio Serao (Fistel Cisl) e Salvo Ugliarolo (Uilcom Uil) hanno denunciato gli oltre 3.000 posti di lavoro a rischio nel settore call center a causa del gran numero di annunci delle aziende call center intenzionate a chiudere e a delocalizzare.
Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil chiedono al Governo il rispetto degli impegni assunti in occasione dell’incontro svoltosi al Ministero dello Sviluppo Economico il 27 maggio scorso, di riconvocare il tavolo di crisi per avanzare proposte risolutive.
Salvo Ugliarolo (Uilcom) ha dichiarato: ” E’ paradossale scoprire che non solo lo Stato non chiede il rispetto di leggi esistenti in tema di delocalizzazioni di attività di call center ma che l’Ilo, agenzia del lavoro dell’Onu, abbia un programma finanziato con fondi dell’Unione europea finalizzato ad agevolare le delocalizzazioni di call center dall’Italia all’Albania per quelle imprese che vogliano abbassare il costo del lavoro. Il progetto, ha visto un boom di delocalizzazioni dall’Italia mentre gli altri Paesi europei cercano di trattenere e riportare in patria il lavoro con tutti gli strumenti necessari.”
La nota conclude dicendo: “E’ previsto un primo presidio sotto la sede del MISE il prossimo 18 luglio e a settembre valuteremo se attivare presidi permanenti e un’ulteriore giornata di mobilitazione nazionale, mentre i territori avvieranno confronti con le istituzioni locali per sollecitare un intervento sul Governo. Tutti devono sapere che questa vertenza andrà avanti sino a quando non saranno riconosciuti ai lavoratori i diritti previsti dalla legislazione europea e si dia piena applicazione alla legislazione italiana in tema di delocalizzazione delle attività.”

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