Secondo il nuovo Cybersecurity Readiness Index 2025 di Cisco, le piccole e medie imprese italiane restano esposte a rischi informatici significativi. Phishing, ransomware e attacchi basati sull’intelligenza artificiale sono in aumento e, nonostante una crescente consapevolezza del problema, molte aziende non dispongono ancora di risorse e competenze sufficienti per affrontarli.
Il quadro delineato dallo studio – condotto su oltre 8.000 decision-maker a livello globale, di cui 199 in Italia – mette in luce una realtà preoccupante: l’80% delle PMI segnala una carenza di specialisti in sicurezza informatica, e il 33% ha subito almeno un attacco nell’ultimo anno. Le imprese più piccole risultano quindi meno preparate rispetto a quelle di maggiori dimensioni, pur essendo esposte alle stesse minacce.
“Le piccole e medie imprese non possono più permettersi di sottovalutare la sicurezza informatica. Le difese di base non sono sufficienti di fronte ad attacchi sempre più sofisticati, spesso potenziati dall’intelligenza artificiale,” ha commentato Renzo Ghizzoni, Country Leader Sales Security di Cisco Italia. “Un singolo attacco può bloccare le operazioni quotidiane, danneggiare la reputazione e, nei casi più gravi, portare alla chiusura dell’attività.”
Investimenti in crescita, ma competenze scarse
Nonostante la situazione di rischio, le PMI italiane stanno accelerando sul fronte della trasformazione digitale. Il 30% prevede di completare una modernizzazione totale dell’infrastruttura IT entro i prossimi due anni, e la sicurezza informatica è indicata come una delle priorità principali.
Il 97% delle PMI intende aggiornare o ristrutturare le proprie soluzioni di cybersecurity entro lo stesso periodo — una percentuale nettamente superiore all’80% delle aziende di grandi dimensioni.
L’intelligenza artificiale è considerata un fattore chiave per la protezione dei sistemi: il 44% delle imprese, a prescindere dalle dimensioni, prevede di introdurre soluzioni basate su AI. Negli ultimi due anni, il 21% delle PMI ha aumentato in modo significativo il budget dedicato alla sicurezza informatica, un segnale di maturità crescente anche se ancora insufficiente rispetto alle minacce emergenti.
Un ottimismo che può diventare pericoloso
Il dato forse più sorprendente riguarda la percezione del rischio: il 95% delle PMI italiane si dichiara convinto che la propria infrastruttura IT sia in grado di resistere a eventuali attacchi. Una fiducia che, secondo gli esperti, non riflette la realtà.“La sensazione di sicurezza diffusa tra molte PMI è spesso illusoria,” sottolinea ancora Ghizzoni. “Troppi imprenditori sottovalutano la velocità e la sofisticazione degli attacchi moderni. Chi non investe oggi in protezione digitale rischia di subire danni gravi e duraturi.”
A peggiorare la situazione è la frammentazione delle soluzioni adottate: il 55% delle PMI utilizza tra 11 e 40 strumenti di sicurezza diversi, e quasi due terzi degli intervistati ritengono che questa complessità riduca l’efficacia complessiva delle difese. La mancanza di figure specializzate resta una criticità strutturale. L’80% delle PMI e il 70% delle grandi aziende dichiarano di avere difficoltà a reperire esperti IT, ma solo un terzo delle imprese più piccole ha in programma nuove assunzioni o attività di formazione.
La sicurezza come leva di fiducia e continuità
Per le PMI, la cybersecurity non è più un tema tecnico ma strategico. Un attacco informatico può compromettere la continuità operativa, la reputazione e soprattutto la fiducia dei clienti. In un contesto in cui la digitalizzazione e la customer experience si intrecciano sempre di più, la protezione dei dati diventa parte integrante della relazione con il cliente: difendere l’infrastruttura significa difendere il valore del brand. Il messaggio che arriva dal Cybersecurity Readiness Index 2025 è chiaro: le PMI italiane stanno iniziando a investire nella giusta direzione, ma serve un salto culturale per passare da una sicurezza percepita a una sicurezza realmente efficace e integrata nei processi aziendali.






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