In occasione della Giornata Mondiale della Protezione dei Dati del 28 gennaio, l’Osservatorio della Fondazione per la Sostenibilità Digitale ha presentato il Rapporto Privacy e Sicurezza. Questo studio, che ha coinvolto un campione rappresentativo di cittadini italiani di diverse fasce d’età, livelli di istruzione e posizioni sulla sostenibilità, mette in evidenza come la consapevolezza sull’importanza della protezione dei dati personali sia spesso inferiore alla sua reale rilevanza, con significative differenze tra grandi centri urbani e piccoli comuni.
“La sostenibilità digitale non può prescindere da una gestione responsabile dei dati personali,” ha sottolineato Stefano Epifani, Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale. “Le piattaforme digitali, ormai centrali nelle attività quotidiane, si basano in gran parte sulle informazioni generate dagli utenti. Tuttavia, è cruciale che lo sviluppo di queste tecnologie avvenga in un quadro di piena tutela della privacy, garantendo agli individui il controllo sui propri dati e prevenendo utilizzi impropri.”
Epifani ha poi aggiunto: “In un contesto in cui una parte sempre più importante della nostra vita è intermediata dalle piattaforme digitali, è fondamentale che i cittadini si rendano conto del valore della privacy e che le istituzioni si attivino per garantirne la tutela.”
Differenze tra grandi centri e piccoli comuni
L’indagine evidenzia che un italiano su quattro (25%) ritiene necessario ripensare il concetto di privacy nell’era digitale. Tuttavia, nei piccoli centri, a causa di un digital divide culturale, questa consapevolezza appare meno radicata: solo il 19% degli abitanti considera importante ridefinire il concetto di privacy, contro il 30% degli abitanti delle grandi città.
I cittadini digitalizzati e sensibili alla sostenibilità mostrano maggiore fiducia nel cambiamento (36% convinti contro 16% scettici), confermando che competenze digitali e sensibilità verso la sostenibilità favoriscono una visione positiva. Chi, invece, non utilizza il digitale ma è attento alla sostenibilità riconosce il potenziale impatto delle tecnologie, pur manifestando maggiore cautela.
Preoccupa la posizione di coloro che non sono digitalizzati né sostenibili: il 40% degli intervistati, ovvero 4 italiani su 10, appare ignaro o indifferente al problema
La consapevolezza sulla privacy altrui
Un dato significativo del rapporto riguarda l’attenzione alla privacy altrui durante l’uso dei social network: solo il 24% degli italiani verifica sempre l’impatto delle proprie azioni sulla privacy degli altri, percentuale che scende al 17% nei Piccoli Centri. Al contrario, nei grandi centri, il 31% presta sempre molta attenzione a questo aspetto. Le persone digitalizzate e attente alla sostenibilità si dimostrano le più scrupolose: il 40% verifica sempre l’impatto delle proprie azioni, e il 46% lo fa con regolarità. Anche gli utenti non digitalizzati, ma sensibili alla sostenibilità, pur avendo meno competenze digitali, mostrano una discreta attenzione alla privacy altrui quando pubblicano sui social.
Spostando l’attenzione sul rapporto tra privacy e personalizzazione dei servizi digitali, emerge una certa ambivalenza. Il 45% degli italiani ritiene che la privacy sia “poco o per nulla” sacrificabile rispetto alla personalizzazione, ma nei Piccoli Centri questa percentuale scende al 39%, con il 50% che si rifugia nella risposta intermedia, “abbastanza”. Questo dato evidenzia un’incertezza culturale e una difficoltà nel comprendere le implicazioni delle tecnologie di personalizzazione sulla tutela dei dati personali.
Nei Grandi Centri, invece, le opinioni appaiono più definite: il 52% respinge fermamente l’idea che la personalizzazione debba prevalere sulla privacy, segno di una maggiore consapevolezza dei rischi legati alla manipolazione dei dati personali.
Regolamentazione e percezione dei social network
I social network come Facebook, Google, TikTok e Snapchat sono percepiti da molti italiani come strumenti con un potere eccessivo nel condizionare i comportamenti. Complessivamente, il 52% degli intervistati ritiene che questa influenza sia significativa, il 23% la considera molto elevata, mentre il 25% la giudica irrilevante. Nei Grandi Centri urbani, il 31% degli intervistati ritiene che i social network esercitino un forte potere nel condizionare i comportamenti, rispetto al 15% nei piccoli centri, dove il 32% considera l’influenza delle piattaforme poco rilevante. Questi dati riflettono una maggiore attenzione e sensibilità ai rischi digitali nelle aree urbane.
Il rapporto sottolinea l’incertezza degli italiani riguardo alla regolamentazione dei social network. Se nei Grandi Centri il 29% richiede norme governative più rigide, nei piccoli comuni il 62% ritiene che le regole interne delle piattaforme siano sufficienti. Questa visione frammentata evidenzia un gap culturale nella comprensione dei meccanismi di autoregolamentazione e del loro impatto.
Conclusioni
Nonostante la crescente centralità della privacy nel dibattito pubblico, il Rapporto Privacy e Sicurezza mette in luce che esistono ancora profonde differenze nella percezione e gestione della protezione dei dati tra grandi città e piccoli centri. Per colmare queste lacune, appare essenziale promuovere una maggiore alfabetizzazione digitale, specialmente nelle aree meno connesse, e garantire che la sostenibilità digitale si affermi come una priorità condivisa a livello nazionale.
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