L’AI sul posto di lavoro: i risultati dell’ultimo Slack Workforce Index

slackL’intelligenza artificiale continua a guadagnare terreno in Italia, dove il 32% dei lavoratori la utilizza già per svolgere mansioni quotidiane e il 43% accoglie con entusiasmo l’idea che questa tecnologia possa sostituire alcune attività. Tuttavia, nonostante l’ottimismo diffuso, il nuovo Slack Workforce Index rivela una realtà più complessa, fatta di barriere culturali e organizzative che frenano l’adozione dell’AI, sia in Italia che a livello globale.

Secondo il report, condotto su scala internazionale, i tassi di adozione dell’AI hanno registrato una crescita marginale negli ultimi tre mesi, passando dal 32% al 36%. In Italia, il quadro è ancora più sfaccettato: quasi la metà dei lavoratori (46%) si sente a disagio nel rivelare ai superiori di utilizzare strumenti di AI, temendo giudizi negativi che spaziano dall’essere percepiti come incompetenti o pigri, fino al sospetto di disonestà. Questo clima di reticenza è alimentato da una mancanza di formazione adeguata da parte delle aziende, che non sempre forniscono gli strumenti e il supporto necessari per integrare efficacemente l’AI nelle dinamiche lavorative.

Un’opportunità da 4,4 trilioni di dollari

Nonostante le difficoltà, il potenziale economico dell’intelligenza artificiale è innegabile. Studi di McKinsey stimano che l’AI potrebbe incrementare i profitti globali fino a 4,4 trilioni di dollari all’anno, mentre una ricerca di Salesforce evidenzia che i team di vendita che utilizzano strumenti di AI hanno una probabilità 1,3 volte maggiore di aumentare i ricavi rispetto a quelli che non li adottano. Tuttavia, per cogliere appieno questi vantaggi, le aziende devono superare l’inerzia organizzativa e investire non solo in formazione, ma anche nella promozione di una cultura di apertura e sperimentazione.

Christina Janzer, SVP of Research and Analytics di Slack, sottolinea l’importanza di un approccio strutturato: “Oggi, il peso di comprendere e utilizzare l’Intelligenza Artificiale ricade troppo sui lavoratori. È fondamentale che le aziende investano non solo in formazione, ma anche in un clima di apertura e sperimentazione. L’introduzione di strumenti come gli AI Agent – con ruoli e funzioni chiaramente definiti – potrà aiutare a ridurre l’ambiguità e l’ansia legate all’utilizzo dell’AI sul lavoro”.

Discrepanze tra aspettative e realtà

Uno degli aspetti più interessanti emersi dalla ricerca è il disallineamento tra le priorità aziendali e quelle dei lavoratori. Mentre le imprese auspicano che il tempo risparmiato grazie all’AI venga investito in innovazione e sviluppo di nuove competenze, i dipendenti preferirebbero impiegarlo per completare progetti in corso o dedicarsi a compiti amministrativi. Questa divergenza mette in luce la necessità di una comunicazione più efficace tra management e forza lavoro per massimizzare l’impatto della tecnologia.

L’AI come asset per attrarre talenti

Un altro dato riguarda il ruolo dell’AI nel mercato del lavoro. La ricerca evidenzia che il 75% dei lavoratori italiani considera essenziale che un potenziale datore di lavoro offra strumenti di AI e supporti il loro utilizzo. Tra i giovani neolaureati, questa priorità diventa ancora più marcata, segnalando che le aziende che vogliono attrarre i migliori talenti dovranno adottare un approccio proattivo all’AI, includendo formazione e linee guida chiare.

Guardando al futuro

Mentre l’entusiasmo per l’intelligenza artificiale cresce, è evidente che le aziende devono affrontare con urgenza le barriere culturali e organizzative che ostacolano la sua piena integrazione. La strada da percorrere passa per la formazione, il supporto concreto ai lavoratori e la costruzione di un ambiente in cui l’uso dell’AI venga percepito come un’opportunità e non come una minaccia. Solo così sarà possibile trasformare l’AI in un motore di innovazione e crescita sostenibile per le imprese e la forza lavoro del futuro.

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