Dalla ricerca Retail Transformation 2.0 emerge quanto sia diffuso e utilizzato l’IoT

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La ricerca Retail Transformation 2.0, realizzata da Digital Transformation Institute e CFMT, rileva un grado di confidenza con IoT da parte degli italiani non troppo elevato e un utilizzo concreto che non raggiunge la metà degli intervistati.

L’utente tipo è uomo, giovane, con grado di istruzione elevato, competenze digitali avanzate ed elevata autostima digitale: questo l’identikit dell’utente che afferma di conoscere il termine IoT, Internet delle Cose, ma la ricerca evienzia quanto sia in realtà poco conosciuto questo termine.

La ricerca ha indagato, anche quest’anno, il rapporto delle persone con le tecnologie nel settore retail, mettendo in evidenza come siano ancora poche le persone a conoscere questo termine. Dalla ricerca emerge che queste lacune si evidenziano nelle persone con più di 55 anni, in quelle con grado di istruzione bassa e quelle con competenze digitali dichiarate basilari.

Elettrodomestici connessi a Internet e più genericamente “dispositivi che si interfacciano in rete” sono le definizioni più spesso associate al termine IoT da parte dei consumatori. Se si va a indagare il reale utilizzo si rileva che, nonostante il dichiarato, non arrivano alla metà le persone che hanno sperimentato un oggetto connesso.

I dati ci parlano – commenta Stefano Epifani, presidente del Digital Transformation Institute – di un’Italia che da una parte è vorace consumatrice di tecnologia, si pensi alla diffusione degli smartphone e dei social media, dall’altra arranca, complice la scarsa consapevolezza diffusa, quando si tratta di andare oltre il “like” su Facebook. Siamo ancora diffidenti rispetto a strumenti invece sempre più diffusi, e non riusciamo ad abbandonare un timore che però fatica a trasformarsi in spinta verso la comprensione di fenomeni che stanno cambiando la nostra vita”.

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