Assocontact non ci sta

La trasmissione di giovedì 24 maggio ha fatto reagire in modo molto deciso l’associazione che riunisce le maggiori, e più serie, realtà del settore dei contact center. In quella trasmissione è stato mandato in onda un servizio su alcune  strutture di Contact Center con sede a Catanzaro, che non rispecchiano i modelli organizzativi delle realtà associate ad Assocontact – Associazione nazionale dei Contact Center in Outsourcing.
Non a caso chi aderisce adAssocontact segue un codice etico che promuove la “crescita delle competenze, delle responsabilità, delle ricompense” delle risorse. “Le nostre aziende si impegnano ad “offrire opportunità e riconoscere i meriti”, oltre, naturalmente, a corrispondere puntualmente la remunerazione del lavoro” afferma un comunicato di Assocontact, che prosegue “Va inoltre puntualizzato che il servizio giornalistico è largamente fuorviante laddove, nel mostrare attività che vengono svolte quasi meccanicamente – focalizzate, apparentemente, solo sulla lettura di uno script – crea nel telespettatore un’impressione di un lavoro dequalificante che è quanto di più lontano dalla realtà da noi rappresentata. Il settore dei Contact Center investe in modo importante sulle attività di formazione del personale, che assorbono fino al 10% del costo del lavoro, contribuendo allo sviluppo professionale delle risorse”.
“Situazioni come quelle illustrate sono gravemente lesive di un settore che è invece fortemente professionalizzato e che occupa oltre 80.000 addetti”, spiega Luca D’Ambrosio, Presidente di Assocontact. “Il danno non è purtroppo solo di immagine, ma anche economico, in quanto la presenza di realtà che operano in maniera ambigua possono allettare taluni committenti a insistere sulla strada della riduzione indiscriminata dei prezzi. L’appartenenza ad Assocontact è una garanzia di qualità e di rispetto delle condizioni di lavoro. Invitiamo tutte le imprese committenti, così attente al valore delle certificazioni in altri ambiti, a riflettere sul pericolo che rappresenta ricorrere ad operatori di dubbia affidabilità.” Un ulteriore danno, secondo D’Ambrosio, è legato al tema del precariato giovanile. “Lasciar credere che i Contact Center in outsourcing siano la ragione della precarietà che affligge i giovani che risiedono in zone dove il tasso di disoccupazione è drammatico, quando invece evidentemente senza questa opportunità occupazionale la situazione sarebbe ancora più tragica, è la beffa finale, che mortifica non solo le aziende serie e oneste, ma gli stessi ragazzi e i loro diritti di lavoratori. Fino a quando il sistema Paese non sarà in grado di offrire una valida alternativa a chi entra nel mondo del lavoro, i Contact Center continueranno ad essere un concreto punto di riferimento professionalizzante per il primo impiego”.

COMMENTI