Big Data: nuove fonti di conoscenza aziendale e di modelli di management

Ricerca SDA Bocconi – IBM Italia

P.Pasini e A.Perego (Unit Sistemi Informativi, SDA Bocconi School of Management)

Il campione:

  • 202 CIO e IT Executive di medio-grandi imprese italiane
  • Manifatturiero: 31%; Distribuzione e Logistica: 18%; Finance: 11%; PAL-Sanità: 18%, Servizi-Utilities: 22%
  • Medie Imprese (< 1000 dip.) 51%; Medio-grandi Imprese (1000-5000 dip.) 26%, Grandi imprese (> 5000 dip.) 23%
  • Aziende domestiche 49%; Multinazionali italiane 25%; Consociate di multinazionali estere 26%

Management Summary
I Big Data determinano un cambiamento dei paradigmi di produzione delle informazioni in azienda (con mix diversi di Velocità, Varietà e Volumi di dati caratterizzati da diversi gradi di Veridicità e generatori di diverse forme di Valore) che può portare a nuove forme di conoscenza aziendale più ampia e profonda degli oggetti (clienti, prodotti, concorrenti, canali, etc.) e degli eventi (ordini, frodi e sinistri, pagamenti, trasporti, etc.) di business.

Tuttavia questa consapevolezza è ancora parziale tra i CIO italiani.
I CIO delle medio-grandi imprese italiane percepiscono nei Big Data un’opportunità per creare nuovo valore aziendale sfruttando diverse combinazioni di velocità e veridicità/qualità di dati prevalentemente esterni non strutturati (soprattutto Web Social Data) che vanno ad arricchire le fonti di dati interni sia non strutturati (documenti dematerializzati e email) che strutturati (es. transazioni).
In termini di benefici e impatti, il valore dei Big Data si sostanzia soprattutto in una maggiore comprensione del comportamento del mercato, in più veloci insight strategiche che “guardano” il futuro, e in nuove piattaforme IT di data management (che affiancano il modello del Datawarehouse). In questo contesto il CIO gioca un forte ruolo da “pivot” dei Big Data, ma non da solo; a seconda dei casi, al CIO si affianca il CEO, il CFO e il CMO; più efficace ancora nel promuovere iniziative di Big Data legate strettamente agli obiettivi strategici dell’impresa, è un Comitato interfunzionale di Executive che attivi “big brainstorming” creativi su come conseguire risultati concreti, con convinzione e determinazione manageriale.
Osservando lo stato dell’arte attuale, le imprese sono impegnate in forti investimenti riguardanti prioritariamente lo studio/analisi del mercato, i prodotti/servizi innovativi e l’efficienza dei processi aziendali. Solo per la prima area i Big Data hanno un riconoscimento di impatto diretto, benché i casi internazionali già dimostrino che, anche con riferimento alle altre due aree, essi siano in grado di produrre risultati molto interessanti. Sul fronte delle capacità di Information Management (o nelle fasi della Data Value Chain) i CIO si sentono più forti nel Data management che non nelle fasi di Intelligence e Analytics, queste ultime più di competenza delle direzioni di business o di staff aziendali. Oggi la maggioranza delle imprese si trova in una fase di comprensione dei Big Data (57%) e di studio delle preliminari questioni connesse alla privacy e alla sicurezza (25%); il 18% ha definito una strategia di Big Data o è in fase di studio di fattibilità o ancora ha lanciato progetti in questo ambito.
Guardando avanti, gli enabler aziendali più importanti sono sempre il budget, la valutazione dei ritorni quantitativi, il committment direzionale e le competenze, mentre sul fronte degli enabler tecnologici sono le Business e Content Analytics e gli strumenti di integrazione dei dati (multifonti e multiformato) a giocare il ruolo maggiore. L’esternalizzazione delle tecnologie per i Big Data (in Outsourcing o Cloud) è più accolta nel sourcing e nello storage dei dati esterni, che non nei componenti applicativi.

Sul fronte del valore generato, i circa 30 casi italiani e internazionali analizzati nella seconda ricerca sui Big Data, sembrano evidenziare una relativa maggior presenza di casi in cui il Business Value sembra manifestarsi sotto forma di Intangible Asset (come ad esempio Brand Reputation, organizational knowledge, social value, relationship value, etc.), seguito dai casi di Cost Reduction (soprattutto nelle Insight delle infrastrutture e dei Point-of-Interest aziendali) e dai casi di Revenue Increase (soprattutto nelle Insight di mercato e clienti). Più raro sembra per ora il valore in termini di Working Capital Reduction (ad es. riduzione scorte o crediti verso clienti o incremento debiti verso terzi).

Per ulteriori approfondimenti e per scaricare i due report di ricerca, www.sdabocconi.it/obi

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