La Generazione Z sta riducendo le proprie attività online?

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Dall’ultimo sondaggio della Digital Society Index condotto a livello globale da Dentsu Aegis Network emerge come la Generazione Z stia riducendo la quantità delle proprie attività online. Un quinto dei giovani tra i 18 e i 24 anni ha disattivato i propri account sui social network, mentre un terzo sta limitando l’utilizzo dello smartphone durante la giornata. 

Lo studio è parte integrante di un’indagine condotta a livello globale durante il culmine della pandemia da Covid-19, e che ha esaminato il rapporto dei GenZers con la tecnologia e i brand.

L’analisi rivela che, nonostante il lockdown abbia portato ad un aumento dell’attività online, un quinto dei GenZers ha disattivato i propri account sui social media negli ultimi 12 mesi. Una tendenza particolarmente evidente in tutta Europa da nord a sud. Anche l’Italia ha un dato sopra la media: da noi si arriva al 25% di utenti tra i 18 e i 24 anni che hanno disattivato un profilo social.

A livello globale, un terzo ha limitato il proprio tempo trascorso online o guardando il proprio smartphone. Quasi la metà ha adottato misure per ridurre la quantità di dati condivisi online, come cancellare la cronologia delle ricerche o rinunciare ai servizi di geolocalizzazione.

Queste misure che indicano una forte consapevolezza da parte dei GenZers di come e quanto i loro dati possono essere utilizzati e di alcuni degli impatti negativi percepiti della tecnologia sulla società. Più della metà di loro, infatti, non si fida delle aziende tecnologiche a causa delle preoccupazioni sull’utilizzo dei propri dati. La probabilità di abbandonare un’azienda che usi male o perda i nostri dati, per gli italiani è al 68%.

Ma nonostante queste preoccupazioni, dallo studio si evince che i GenZers sono fiduciosi che la tecnologia, in futuro, produrrà più effetti positivi che negativi. Due terzi sono ottimisti sul fatto che le tecnologie digitali aiuteranno a risolvere le sfide più urgenti del mondo e questo sentimento si fa sentire maggiormente a Hong Kong, seguito da paesi come la Polonia, Finlandia e il Messico.

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