La fiducia digitale di aziende e consumer: lo studio di CA Technologies

I risultati di un’indagine mondiale, condotta in larga scala su utenti consumer, professionisti della cybersecurity e dirigenti aziendali di alto livello, rivela che gli utenti consumer italiani si fidano solo marginalmente delle organizzazioni in materia di protezione dei dati digitali.

Lo studio “Global State of Digital Trust Survey and Index 2018” condotto dalla società di analisi Frost  & Sullivan per conto di CA Technologies, mostra, inoltre, il divario esistente fra la fiducia degli utenti e la percezione che ne hanno le organizzazioni è più netto in Italia che in tutto il resto d’Europa.

Questo nuovo studio mette in luce la presenza in Italia, e in numerosi altri Paesi, di una consistente differenza nella percezione della fiducia, fra le attese degli utenti consumer e le modalità di raccolta, conservazione e utilizzo delle informazioni digitali da parte delle organizzazioni,” ha dichiarato Luca Rossetti, Sr Business Technology Architect di CA Technologies.Operando sempre più spesso online, gli utenti forniscono enormi quantità di dati personali alle aziende , che si trovano quindi a dover trattare e conservare una mole crescente di informazioni di carattere sensibile. Se le aziende non applicano la debita cura nel tutelare i dati degli utenti e nell’impedire che finiscano  in mani sbagliate, la fiducia avrà vita breve con potenziali ripercussioni negative sull’utile aziendale”.

Frost & Sullivan ha elaborato il Digital Trust Index sulla base di una serie di metriche che misurano i fattori chiave riguardanti la fiducia digitale,  compresa l’eventuale disponibilità dei consumatori a condividere i propri dati personali con le aziende, la loro convinzione che queste ultime proteggano tali dati e la misura in cui ritengono che le aziende vendano i dati personali ad altre aziende.
Il risultato  è definito su una scala variabile, dove 1 sta per “assenza di fiducia” e 100 per “fiducia totale”.

Sulla base delle risposte fornite dagli intervistati nel 2018, in Italia risulta un Digital Trust Index leggermente al di sopra delle percentuali della Germania e del Regno Unito, ma al di sotto del dato francese e decisamente inferiore a quello americano. Questi punteggi denotano una fiducia marginale degli utenti consumer italiani nei confronti della capacità o della propensione delle aziende  verso una protezione completa dei loro dati personali.

Per contro, gli specialisti di cybersecurity e i dirigenti aziendali italiani intervistati mostrano una maggiore fiducia con una differenza di 19 punti nella loro percezione rispetto alle risposte degli utenti. Questa asimmetria fra la fiducia percepita e la fiducia effettivamente nutrita dagli utenti consumer è più forte che in qualsiasi altro Paese al mondo .

A seguito del crescente numero di notizie riguardanti gravi violazioni di dati perpetrate in aziende ed enti pubblici, oggi per gli utenti consumer italiani la fiducia riposta  nelle organizzazioni a cui si affidano per la tutela online dei loro dati è un aspetto più importante che mai.
Dai risultati dell’indagine emerge però un divario significativo fra il modo in cui le organizzazioni italiane interpretano le proprie responsabilità in materia di tutela dei dati e le aspettative degli utenti circa la protezione dei dati personali da parte delle aziende.

Nell’economia delle applicazioni, dove i dati svolgono un ruolo di primo piano, le aziende devono dare la priorità alla privacy e alla security dei dati, per non rischiare gravi  conseguenze. Le organizzazioni possono attenuare tali rischi adottando un atteggiamento proattivo nei confronti della sicurezza, ad esempio limitando le policy vigenti sulla condivisione dei dati degli utenti, riducendo gli accessi degli utenti privilegiati,
implementando tecnologie di autenticazione continua degli utenti e attuando controlli di cybersecurity e privacy migliori per neutralizzare gli hacker.

Ci troviamo davanti a un bivio nell’era delle informazioni, in cui sempre più aziende vengono trascinate sotto i riflettori perché non sono riuscite a salvaguardare i dati in  loro possesso. Con questa indagine abbiamo cercato di comprendere lo stato d’animo degli utenti consumer che affidano i propri dati a organismi esterni e come tali organismi interpretino il proprio obbligo di tutela dei dati,” ha affermato Jarad Carleton,  Industry Principal Cybersecurity presso Frost & Sullivan.L’indagine ha rivelato che c’è sicuramente un prezzo da pagare in materia di mantenimento della confidenzialità dei dati, sia da parte dell’utente consumer che da parte di chi gestisce un’azienda che  tratta dati di utenti consumer. Il rispetto per la privacy degli utenti consumer deve diventare un pilastro etico per qualsiasi azienda che acquisisca dati dagli utenti”.

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